Luang Prabang: L’essenza della Spiritualità laotiana

Una massa color zafferano, che si snoda a piedi scalzi lungo ogni via ed ogni vicolo della città.

“Vieni con me, dove nascono i sogni, e dove il tempo non è mai programmato. Pensa solo a cose felici, e il tuo cuore volerà sulle tue ali, per sempre, per sempre nell’isola che non c’è”  (Peter Pan)

Dice: “Si, vabbè, così però è banale, dai! Iniziare sempre a parlare di Luang Prabang con le file dei monaci che fanno la questua all’alba… Dai, lo fanno tutti”

Una giovane turista cinese da la sua offerta ai monaci che passano

Si, sarà pure banale, lo faranno pure tutti, ma raramente nella vita ho vissuto qualcosa di più bello e poetico di queste file di monaci che ad ogni alba che Buddha fa sorgere, sfilano impassibili attraverso le strade di Luang Prabang, raccogliendo offerte e distribuendo meriti.

E se una cosa è bella e poetica non può essere mai banale, quindi:

… quindi mi sveglio poco prima dell’alba, gli occhi ancora semi chiusi e una gran voglia di tornare a dormire, dato che quella precedente è stata una giornata impegnativa. La mattinata si presenta bene, serena, le prime luci si riflettono sulle casette della cittadina laotiana, il sole sale lentamente e comincia a dipingere il mondo con i suoi raggi che minuto dopo minuto danno vita ai colori illuminandoli e facendoli passare da quel grigio foschia di quando il solo è ancora basso all’orizzonte, all’azzurro intenso che caratterizzerà questa bella giornata.

Una donna si muove sicura bilanciando sulla spalla un bastone all’estremità del quale sono appesi i prodotti che andrà poi a vendere a qualche mercato

I locali, ma anche alcuni turisti, sono già in posizione per le offerte… non bisogna farsi ingannare dalla presenza di turisti, qui a Luang Prabang la cerimonia mattutina dell’offerta ai monaci è cosa seria, la gente è in raccoglimento, in fondo acquisire dei meriti è pur sempre acquisire meriti… ce n’è sempre un gran bisogno.

Quindi gambe e spalle coperte, su bassi sgabelli o in ginocchio, sempre mantenendo la testa più in basso di quella dei monaci, in segno di rispetto, aspettano di vederli arrivare.

E poi all’improvviso li vedi spuntare in lontananza, una fila di persone che si snoda ordinatamente come un serpente color zafferano, vestiti delle loro tuniche, rigorosamente scalzi, quasi sempre in ordine di anzianità con fra le braccia una ciotola metallica nella quale avrebbero riposto l’offerta di cibo e di riso che stavano per ricevere.

Sono molto rispettati i monaci in questo Laos moderno che ancora si definisce comunista e dove ancora, uno dei pochi paesi al mondo, si vedono sventolare, al fianco delle bandiere nazionali, le bandiere rosse con la falce e il martello che tendono a sbiadire un po’ di più giorno dopo giorno.

Le insegne e le bandiere che riproducono la falce e il martello, ornano ancora gli angoli delle città laotiano e Luang Prabang non fa eccezione.

Già le bandiere scoloriscono mentre la religione e la proprietà privata vedono crescere il loro ruolo nella società, pur sempre contadina che, sia pure più lentamente che nel resto del mondo, inesorabilmente, si evolve.

Nell’ambito di questa società, del resto, il Buddhismo fa il suo, perchè al di la di promesse di rinascita dopo la morte, promesse a cui si può solo credere se si ha fede, affianca un vero sostegno educativo per i giovani. Questi infatti, come mi ha raccontato la nostra guida Phonsi, facendo riferimento ad una sua esperienza personale, sacrificano più che volentieri qualche anno della propria vita in cambio di studi più approfonditi e in cambio di un futuro migliore che non sia spaccarsi la spina dorsale dissodando i campi. E bisogna anche ammettere che se Phonsi è uno dei risultati di questa educazione, le scuole buddhiste devono fare anche un buon lavoro. Phonsi, si è dimostrato infatti una guida competente, spigliatta, disponibile, simpatica e sorridente… e che vuoi di più?!

Ah, già, ha anche ostentato un inglese più che dignitoso pur essendo ben evidente che non abbia studiato ad Oxford.

Dai 33 templi di Luang Prabang, il numero dei monaci che si presentano ai fedeli sembra non avere fine.

Il sole s’alza ancora, i monaci continuano a percorrere le stradine silenziose di Luang Prabang, chilogrammi di riso passano dalle ciotole dei fedeli a quelle dei monaci. Talvolta il quadro viene completato da qualche donna locale col classico cappello a cono e con in dosso il tradizionale sarong, che si muove sicura bilanciando sulla spalla un bastone all’estremità del quale sono appesi i prodotti che andrà poi a vendere a qualche mercato ed è in quelle immagini, in quei click, che  si scatta una istantanea realistica sul Laos.

È così che ogni giorno si sveglia Luang Prabang, all’insegna di una spiritualità neanche tanto latente, curata in ogni dettaglio dalla rigida mano dell’UNESCO che qui, a differenza di altri posti, sembra stia facendo un ottimo lavoro.

Luang Prabang, essenza spirituale del Laos,mostra al mondo un centro storico, quello più turistico, per intenderci, pulito e ordinato, ordine e pulizia che si riflettono anche nel resto della città.

Una immagine quotidiana in tutti i paesi buddhisti che assume un significato iconico a Luang Prabang

Ai negozi non è concesso di ostentare insegne stravaganti ma ogni frontespizio deve mostrare la giusta sobrietà adatta all’alone che avvolge la città e al rispetto che gli è dovuto.

Il resto è nascosto tra le ombre dei 33 templi della città, tutti ben tenuti e curati o, nel caso di quelli danneggiati durante gli anni di guerra che il regno del Laos ha subito, abilmente restaurati per ripristinarne l’aspetto originale ed anche qui l’UNESCO ha svolto un ruolo significativo.

I templi sono parte integrante della vita quotidiana di Luang Prabang e, insieme alla questua dei monaci, creano un’atmosfera magica attorno alla città. Anche se in realtà non è magia, Luang Prabang è così come l’uomo l’ha creata, come viene dipinta dalle persone che la descrivono, ma soprattutto, è come appare agli occhi dei suoi visitatori.

Così diventa un piacere passeggiare lungo il Mekong mentre i bambini e i ragazzi giocano felicemente, nel loro tempo libero, tuffandosi nelle acque limacciose del fiume.

Così diventa un piacere passeggiare lungo le strade e i vicoli di Luang Prabang, sul lungo Mekong arricchito da piccoli bar e da ristorantini che mantengono un loro stile tradizionale con le terrazze da cui si possono ammirare dall’alto squarci del fiume più importante del Sud Est Asiatico solcato dalle barche locali, la cui scia brilla sopratutto con i colori del tramonto, mentre i bambini e i ragazzi giocano felicemente, nel loro tempo libero, tuffandosi nelle acque limacciose del fiume.

È da qui, dalle rive del fiume, che partono le barche che portano i visitatori alle Grotte di Pak Ou, situate a pochi chilometri a nord di Luang Prabang, lungo il Mekong dove migliaia di immagini di Buddha adornano le pareti rocciose. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo in un secondo momento.

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