“Resiste. Oltre un’invisibile barriera del tempo, oltre le cime che si innalzano fino ai 3000 metri, oltre il regime che avrebbe voluto cancellare templi e fede. Qui resiste il Laos dei riti antichi, della piccola folla di fedeli che ogni mattina, prima ancora che faccia giorno, prepara il cibo per i monaci e si inginocchia al loro passaggio per offrire un pugno di riso, un panino farcito, un brodo caldo, un po’ di frutta.” Da: “La mia Asia” di Corrado Ruggeri
Si, il sole è sorto oramai da un po’ di tempo, i monaci iniziano a rientrare nei loro monasteri per consumare il primo pasto della giornata pronti ad iniziare la loro esistenza quotidiana fatta di preghiere e di meditazione e noi, dopo avere partecipato attivamente alla questua mattutina potremmo tornarcene tranquillamente a dormire. In fondo, una volta acquisiti i meriti, potremmo anche meritarci un po di sonno in più.
Invece no, non se ne parla nemmeno, perché è proprio ora che comincia la nostra giornata a Luang Prabang e dintorni, questo viaggio incantato tra pagode scintillanti e paesaggi mozzafiato, circondati da due fiumi: il Nam Khan e il Mekong che gli fanno da inimitabile cornice e che portano con sé l’energia di una natura quasi del tutto incontaminata.
Il primo impatto del ritorno è buono e soprattutto sembra non voler tradire i miei ricordi di 16 anni prima: sempre silenziosa, pochissime macchine, ancora molto uguale a se stessa, quasi volesse portare rispetto all’immagine spirituale che offre di sé da molti secoli a questa parte.
C’è tanto da vedere a Luang Prabang e nei suoi dintorni. E noi non ci siamo fatti mancare nulla, tra percorsi a piedi, in motorino, in barca e in minivan. Un caleidoscopio di visite che non ci ha fatto tralasciare il benché minimo angolo.
E mi risulta pure difficile da raccontare, perché proprio non saprei da che parte iniziare.
E allora cominciamo dai templi, testimoni silenziosi di un passato ricco di tradizioni e di una fede ancora viva oggi, che rappresentano un’opportunità unica di catturare l’essenza di questa affascinante città.
Camminando per le strade di Luang Prabang, i visitatori sono accolti da una sinfonia di templi sfavillanti, ciascuno con una storia affascinante da raccontare. Intricati dettagli architettonici, pagode scintillanti e le immagini del Buddha seducono i sensi e catturano l’immaginazione, trasportandoci in un viaggio spirituale e culturale che difficilmente trova uguali nel mondo e che crea anzi una atmosfera di devozione e tranquillità, rendendone la visita una esperienza straordinaria.
I templi originali di Luang Prabang erano 65, ma in seguito a delle incursioni da parte di un gruppo di ribelli militari cinesi denominati Black Haw riders, che saccheggiarono, devastarono e bruciarono gran parte della città e dei suoi monasteri, ne rimasero intatti solo tre, fra cui il Wat Xiengthong, uno dei più antichi e affascinanti che, situato nella parte settentrionale della città vecchia, si erge nei pressi della confluenza fra il fiume Mekong e il fiume Nam Khan, e che può essere considerato il tempio più rappresentativo di Luang Prabang.
Il tempio fu costruito dal re Say Setthathirath nel XVI secolo, precisamente tra il 1559 e il 1560, ed ha un valore storico e artistico inestimabile. La struttura comprende il Sim (Phutthasima), la biblioteca Triptaka, la sala di culto, la pagoda e varie statue del Buddha.
Come già detto, per qualche ragione il tempio fu risparmiato dalle devastazioni e, pur essendo state sostituite alcune parti dell’edificio con nuovi materiali, la struttura originale è stata in gran parte conservata, preservando così la sua autentica bellezza e, con essa, il valore religioso e culturale del Wat Xiengthong.
Una visita a Luang Prabang non può considerarsi completa senza un passaggio al Wat Xiengthong che rappresenta senz’altro una opportunità importante di immergersi nella storia e nella spiritualità della città. Il visitatore non rimarrà assolutamente deluso dai suoi richiami architettonici, dai mosaici, dalle opere d’arte e le sculture; sarà inoltre molto facile trovare i monaci intenti nelle loro attività quotidiane, il ché rende la visita anche più interessante.
Non subì la medesima fortunata sorte il Wat Visounnarath che fu invece bruciato nel 1887, durante le scorrerie che distrussero e saccheggiarono Luang Prabang.
Il Wat Visounnarath è il tempio più antico di Luang Prabang. Fu costruito nel 1512 durante il regno del re Visounnarath Thibath, da cui prende il nome, probabilmente sui campi di riso degli spiriti guardiani della città, e sembra che per la sua costruzione siano stati utilizzati non meno di 4.000 alberi.
Fu poi ricostruito dal re Khamsouk Sakkarin nel 1896, e oggi ospita un’importante collezione di immagini di Buddha in bronzo e legno riccamente dorate, molte delle quali risalgono a 400 anni fa, oltre ad alcune pietre antiche risalenti al XV secolo.
Il That Pathum, che invece si trova in un ampio spazio di fronte al Wat Visounnarath, sarebbe stato fatto costruire nel 1514 dalla moglie del re Visounnarath per coprire uno stagno presente sullo spiazzo. Lo stupa si trova in cima a una piattaforma quadrata ed è chiamato anche That Mak Mo, che significa “Stupa dell’anguria”, per via della forma semisferica della cupola che, con un po’ di quella fantasia tipica degli orientali, ricorderebbe un’anguria. È alto 35 metri, in stile cingalese, l’unico del suo genere in Laos.
Quando nel 1917 lo stupa è crollato, sono state rinvenute nella cripta numerose immagini di Buddha in bronzo dorato, cristallo, ferro ed altri materiali che is stima risalgano al XV e XVI secolo. Lo stupa fu poi ricostruito nel 1932 con il sostegno degli ufficiali governativi e della popolazione locale.
Non vado oltre; in caso contrario per parlare di ognuno dei 65 templi di Luang Prabang occorrerebbe scrivere un libro. Vorrei però sottolineare che ogni tempio ha una sua unicità, e la loro scoperta è come aprire un libro di storia e di religione, permettendo ai visitatori di immergersi nelle profonde radici buddiste del Laos e di apprezzare la saggezza e la ricchezza di una cultura millenaria.
Poi, in un attimo si torna al profano. Si nota che la strada principale si anima di gente e i marciapiedi si riempiono di oggetti di ogni natura. Sta prendendo vita il mercatino serale dove si riverseranno tutti i visitatori di Luang Prabang.
Cartoline, cibi locali che permeano l’aria di odori attraenti, lampade con paralumi che hanno stampati sopra richiami alla cultura laotiana, magliette dai disegni moderni, vestiti dai ricami tradizionali ed ogni tipo di quell’oggettistica molto colorata che attrae i turisti, indipendentemente dalla loro provenienza, alla stessa maniera in cui il miele attrae le mosche.
Ed è comprensibile, perché un mercato locale ha sempre un suo fascino: ti permette di ammirare i visi della gente, ti dà una idea di un popolo attraverso i prodotti che crea e, nonostante al giorno d’oggi la produzione sia “inquinata” da oggetti più dozzinali figli della produzione in serie tipica di questa modernità, non è impossibile trovare pezzi autentici che, se non hanno un reale valore economico, assumono in fretta un valore affettivo.
Il mercato serale aumenta poi il suo fascino grazie alla posizione della sua parte centrale e alla cornice che lo abbraccia. Da un lato, infatti, parte la scalinata che porta alla collina Phousi da dove, dopo soli pochi metri di salita, si può gettare uno sguardo sul pittoresco mercato le cui luci artificiali prendono via via il sopravvento sulle luci del crepuscolo, e sul Palazzo Reale che, illuminato da fari sapientemente posizionati, appare molto più suggestivo di quanto non appaia di giorno, e che si trova sul lato opposto della strada a completare questa bella immagine.
Già, abbiamo tralasciato il Palazzo Reale che due parole, e forse anche di più, se le meriterebbe:
Il Palazzo Reale di Luang Prabang è una delle principali attrazioni turistiche della città e un’importante testimonianza della storia e della cultura del paese. Fu costruito nel 1904 durante il regno del re Sisavangvong ed è stata la residenza ufficiale della famiglia reale del Laos fino al 1975, quando la monarchia fu abolita.
Il complesso del Palazzo Reale si trova lungo il fiume Mekong, in posizione strategica e scenografica ed è circondato da giardini ben curati, dove è possibile ammirare alberi secolari e splendide piante tropicali.
Tra le parti parti più interessanti del Palazzo c’è la Sala del Trono, dove si svolgevano le cerimonie di incoronazione e altre importanti celebrazioni reali. Qui si trovano anche gli oggetti personali e i tesori della famiglia reale, esposti per il pubblico.
I colori del tramonto, nel frattempo, hanno acceso le cupole dorate dei chedi della città, il mercato si avvia pigramente verso la su conclusione e tutte le persone che non hanno assaggiato il cibo da strada proposto nelle bancarelle si spostano in un’altra via dove mangiare comodamente seduti in uno dei numerosi ristoranti della città. Visitare Luang Prabang non è una semplice passeggiata ma è qualcosa di più coinvolgente anche sotto l’aspetto emotivo, così che la giornata trascorsa è decisamente impegnativa. Una cena al ristorante non può farci che bene per prepararci, ora sì, al meritato riposo, e per farci trovare pronti per il giorno seguente e per una nuova visita.