Laos: un paese, mille volti: un viaggio attraverso le sue etnie

Case in legno di un villaggio locale

Fra perle delle Andamane, rose del nord, diamanti di qua, zaffiri di la e, già che ci siamo, mettiamoci anche qualche Rosa Purpurea del Cairo, tutti appellativi che si sono attribuiti, magari anche a ragione, le principali località turistiche del mondo, ce n’è una che non ha alcun sopranome ridondante ma che forse lo meriterebbe più di molte altre. Si perchè in fondo il Laos appare come un gioiello nascosto il cui brillìo, apparentemente poco vivido, non può fare a meno di incantare tutti quei viaggiatori che, con un innato istinto da gazze ladre, riescono a coglierne lo scintillio e a rubare i tanti attimi di bellezza che il paese sa offrire. Un riflesso che sembra accendersi grazie alla sua incantevole natura, che fa da cornice alla sua ricchezza culturale, al centro della quale si trovano radici etniche, che hanno contribuito a permearne la società, dando vita ad una trama intrecciata di usanze e tradizioni.

È come una corona il cui gioiello principale è rappresentato dai Lao, e che è poi tempestata da tante piccole gemme altrettanto preziose che altro non sono se non le numerose etnie che ne conpongono la popolazione.

Non sono certo spostamenti facili

Dietro le quinte, quasi disperse, nei villaggi rurali e nelle comunità più remote, sia che sorgano lungo strade di montagna più o meno impervie, che lasciano poco spazio ad una vita normale, sia che si tratti di villaggi che si sviluppano lungo i corsi d’acqua, primo fra tutti il Mekong, dove l’accesso ai trasporti e ad altre “comodità” è di gran lunga maggiore; dietro le quinte delle colline maestose ricoperte da una fitta vegetazione e delle rive dei fiumi di ogni regione, crescono comunità, per lo più contadine, le cui radici affondano profondamente nella cultura della terra, e si nascondono storie uniche che non aspettano altro che di essere sussurrate alle orecchie di chi vuole ascoltarle.

Sono le storie di diverse etnie che, lette nel loro insieme, contribuiscono a tessere quella tela intricata e vivace che è il Laos .

Il Laos è patria di oltre 80 gruppi etnici, ognuno con la propria storia, la propria lingua, le proprie credenze. Radici etniche che, unite insieme propongono una testimonianza della storia del paese, fatta di migrazioni influenzate per lo più da fattori storici, politici ed economici, fatta di scambi culturali e influenze esterne che hanno in qualche modo plasmato la storia di questo paese. Intrecci culturali che possono essere visti in quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana, che non restano isolati ma si mescolano tra loro, creando un paesaggio culturale e umano vibrante e sfaccettato in cui tradizioni, pratiche e usanze si fondono e si influenzano reciprocamente.  

Lo scorrere lento del tempo coinvolge anche gli animali

Nelle remote regioni montane e nelle vallate fluviali, le comunità continuano a preservare le loro tradizioni millenarie e a vivere in armonia con la natura circostante. Le storie delle diverse comunità ci trasportano indietro nel tempo, rivelando l’importanza dei legami con la terra, il rispetto per gli antenati e l’amore per la vita semplice.

Le etnie del Laos, come i Hmong, i Khamu, i Tai e molte altre, hanno attraversato secoli di storia e hanno mantenuto le loro identità uniche nonostante i cambiamenti sociali e gli influssi esterni. Sono comunità vive e pulsanti con tradizioni tramandate oralmente. Ogni comunità ha le sue voci, che si manifestano attraverso le canzoni, le danze, le cerimonie e i racconti tramandati di generazione in generazione. Voci della diversità che  risuonano nei ritmi dei tamburi, nelle melodie dei flauti e negli intrecci armoniosi delle lingue e dei dialetti incomprensibili, talvolta, anche per gli stessi Lao. Ed è attraverso queste voci che possiamo comprendere la profondità della saggezza e dell’esperienza che le diverse comunità hanno da offrire ed è in questo mosaico etnico, infine, che ci colpisce e viene ad occupare una posizione di rilievo la popolazione Hmong, che ha alle spalle una lunga storia, che è stata oggetto di discussione in tempi più recenti ma che gode anche di una cultura, di usanze distintive e di pratiche tradizionali che continuano ad affascinare e ad attrarre l’attenzione di coloro che si immergono nella loro realtà.

L’animismo è spesso il culto più praticato.

I Hmong sono un gruppo etnico che ha origine nelle regioni montuose del sud della Cina, in particolare delle province di Guizhou, Yunnan e Sichuan. Nel corso dei secoli i Hmong si sono spostati in direzione del Vietnam, della Thailandia e, ovviamente, del Laos dove rappresentano una delle più grandi minoranze etniche del paese, con una popolazione stimata di più di 450.000 persone.

La migrazione verso il Laos viene fatta risalire intorno al XIX secolo, quando in Cina governava la dinastia Qing che pare si fosse resa responsabile di persecuzioni nei confronti dei Hmong provocando le tensioni politiche che furono all’origine del loro spostamento verso le regioni montuose del Laos settentrionale e centrale.

Tradizionalmente, il popolo Hmong è costituito da agricoltori dediti alla coltivazione di prodotti come riso, mais e verdure che fanno crescere, non con poca fatica, nelle regioni montuose del Sud-est asiatico dove vivono.

Deposito della legna

Hanno anche alle spalle un passato di coltivazione del papavero da oppio, utilizzato per produrre eroina e altre droghe illegali, incentivato anche dalla CIA durante la cosiddetta “guerra sporca”, quando l’agenzia americana sfruttò con scarso successo il popolo Hmong per combattere contro le forze comuniste del Pathet Lao. I Hmong furono addestrati ed equipaggiati dagli Stati Uniti e forniti di supporto aereo per portare avanti le loro operazioni contro le forze che si opponevano al governo in carica, appoggiato quest’ultimo dagli americani, rendendosi protagonisti di raccolta di informazioni, operazioni di contro guerriglia e missioni di salvataggio per i piloti americani abbattuti, oltre ad azioni volte a limitare l’uso del sentiero Ho Chi Minh da parte delle forze vietnamite. Un ruolo non privo di pericoli e di conseguenze importanti per la minoranza Hmong che, oltre ad aver subito pesanti perdite, si stima che fino a 30.000 combattenti e civili Hmong abbiano perso la vita durante il conflitto, senza contare i feriti o gli sfollati, hanno subito al termine della guerra,  dure persecuzioni e repressioni da parte del governo laotiano.

Quante storie si nascondono dietro quel mezzo sorriso

Nuove tensioni politiche nella loro terra, quindi, e una nuova diaspora che li ha sparsi fra campi profughi nella vicina Thailandia e l’asilo in Francia e negli Stati Uniti d’America che, almeno questa volta non si è dimenticata di chi l’aveva aiutata ad un prezzo tanto alto.

Nei primi anni dopo la guerra, i Hmong rimasti in Laos, hanno dovuto affrontare discriminazioni notevoli fra cui un limitato accesso all’istruzione e alle cure sanitarie, una specie di rappresaglia nei confronti della posizione presa durante la guerra, alla quale risposero con nuovi episodi di violenza e attacchi terroristici.

Come nel 2007, pochi mesi prima della mia prima visita in Laos, quando gruppi di ribelli, di base nelle giungle del nord , hanno compiuto diversi attacchi contro obiettivi governativi, tra cui avamposti militari e stazioni di polizia, prendendo però di mira anche i turisti in visita a quella regione. Un episodio in particolare mi fu raccontato durante il tragitto in pulman da Vientiane a Luang Prabang, quando seduto poco distante da me, un giovane Lao, tentava di nascondere maldestramente, sotto un giacchetto liso, un AK 47 risvegliando, inutile dirlo, la mia curiosità. Alla mia domanda mi fu spiegato che si trattava di una forma di protezione per i viaggiatori dopo che un gruppo di ribelli Hmong aveva attaccato un bus turistico, uccidendo un cittadino cinese e ferendone diversi altri.

È noto che certe strade sono piene di spiriti maligni…

Il governo laotiano rispose alle ostilità dei ribelli con una repressione che si protrasse per diversi anni causando perdite di vite umane e ulteriori sofferenze alla popolazione fino a quando cercò di stabilire una pace duratura con il popolo Hmong iniziando ad affrontare alcune delle cause che avevano alimentato la ribellione.

Uno dei passi fondamentali adottati dal governo laotiano fu l’istituzione di un programma per reinsediare e integrare i rifugiati che erano fuggiti in Thailandia durante il conflitto. Grazie a questo programma, decine di migliaia di rifugiati furono reinsediati in Laos e forniti di alloggio, istruzione e altre forme di assistenza.

Inoltre, il governo laotiano ha intrapreso azioni per migliorare le condizioni economiche e sociali del popolo, cercando di promuovere la loro identità e di proteggere il loro patrimonio culturale. Ad esempio, il governo ha sostenuto lo sviluppo di programmi di lingua e cultura Hmong, fornito finanziamenti per progetti di infrastrutture nei villaggi e promosso la partecipazione di membri di quell’etnia nelle decisioni del governo locale.

Sono stati fatti anche importanti sforzi per indurre i Hmong ad abbandonare la produzione di oppio nella regione fornendo mezzi di sostentamento alternativi per gli agricoltori.

donne chine sui telai o impegnate a ricamare, circondate da attrezature più o meno primitive e da fili o “perline” di tutti i colori.

Oltre all’agricoltura, i Hmong sono anche tradizionalmente noti per le loro competenze nella tessitura e nel ricamo. Le donne loro hanno una lunga tradizione di produzione di tessuti intricati e ricami usando tecniche tramandate di generazione in generazione e non c’è stato alcun villaggio , da noi visitato dove non abbiamo trovato donne chine sui telai o impegnate a ricamare, circondate da attrezature più o meno primitive e da fili o “perline” di tutti i colori.

Già, le donne Hmong… ne abbiamo incontrate alcune che ci sono apparse trasandate, con abiti lisi, ma che dietro una incuria, dovuta ad una vita fatta di lavoro e di gravidanze, nascondono una bellezza che non ti aspetti. Una bellezza semplice, quasi naturale, e poi hanno quel sorriso che sembra essere l’arma segreta di mezza Asia.

Non tutte hanno potuto scegliersi un marito, ne per tutte lo hanno potuto scegliere i familiari, perchè fra i Hmong esiste anche una pratica che potremmo definire “matrimonio per cattura“. Me ne avevano parlato già nel Vietnam delle tribù delle montagne, nell’estremo nord, dove era frequente rapire una donna con il solo scopo di sposarla.

fra i Hmong esiste anche una pratica che potremmo definire “matrimonio per cattura

Nella sua casa, in un villaggio che abbiamo visitato, una ragazza di soli 23 anni, dedita in quel momento alla tessitura e con un bambina nata da poco a dormire su un’amaca, protetta dalla penombra agli occhi del mondo, ci ha raccontato molto serenamente di come, in seguito al “rapimento” da parte di colui che sarebbe diventato suo marito, da circa un anno si trovava a vivere questa sua nuova vita, in un villaggio a lei sconosciuto ed in mezzo a gente altrettanto ignota e ad una precisa domanda ci ha risposto che era contenta della sua nuova situazione.

Ne mi aspettavo che a degli estranei avrebbe confessato il contrario.

Indipendentemente dagli effetti positivi o negativi sulle donne è importante notare che questa pratica è illegale e che il governo del Laos di recente ha prodotto sforzi per educare i giovani Hmong sulle conseguenze negative di questa pratica e promuovere modi più sicuri e consensuali per trovare un partner.

Povere abitazioni senza pavimenti

Ci siamo soffermati solo sui Hmong perchè ci hanno fornito qualche spunto, qualche curiosità in più ma ogni gruppo etnico ha delle storie da raccontare, intrecciate con momenti di gioia, dolore e resistenza. Ogni storia che emerge dalle comunità etniche del Laos è un tassello prezioso nel mosaico culturale del paese. Storie che offrono una finestra tanto sulla povertà materiale, quanto sulla ricchezza culturale e sulla diversità del Laos, permettendoci di immergerci nel contesto sociale e umano delle diverse comunità. E durante questo itinerario che abbiamo percorso abbiamo avuto l’opportunità di incontrare queste genti semplici, abbiamo avvertito l’odore di una povertà dignitosa e il calore del sorriso, il peso delle fatiche quotidiane e il senso di appartenenza, abbiamo prestato l’orecchio ad ascoltare le storie, i racconti, le superstizioni di un paese dai mille volti che tenta di avanzare verso il proprio futuro, difficile da raggiungere ma inevitabile da perseguire.

Basta poco per strappare un sorriso

Il governo laotiano ha adottato politiche per proteggere e promuovere la diversità culturale del paese riconoscendo la cittadinanza ai gruppi minoritari e garantendogli, in quanto cittadini, gli stessi diritti e le stesse protezioni previste dalla legge. Tuttavia, ci sono ancora segnali di discriminazione specialmente nell’accesso alle opportunità economiche ma, sopratutto, ci sono ancora sfide e difficoltà che le minoranze etniche devono affrontare. Ad esempio, molti gruppi etnici sono stati costretti a lasciare le loro terre ancestrali per far spazio a grandi progetti di sviluppo, come la costruzione di dighe idroelettriche.

Gli intrecci culturali, le contraddizioni, la povertà alla quale non sembra ci si voglia rassegnare, rendono il Laos, attraverso l’incontro con i vari gruppi etnici che lo compongono, un luogo affascinante da esplorare e da conoscere e ci insegnano l’importanza di preservare e valorizzare la diversità culturale qui come in tutto il resto del mondo.

 

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