Rainforest Tour a Krabi

Se volete prendere un break dal mare e dal sole e pensate che Krabi abbia altro da offrire oltre alle sue spiagge e ai suoi coralli, se volete andare alla scoperta di quelle splendide foreste che avete ammirato dall’aereo al momento dell’atterraggio, allora il Rainforest Tour è la gita fatta su misura per voi.

Rainforest Tour è un’escursione di una giornata intera, che conduce i partecipanti in alcune delle zone più spettacolari della provincia di Krabi, immerse in una lussureggiante vegetazione tropicale.

Il tour a cui abbiamo partecipato è stato organizzato da l’agenzia “Krabi Jungle Tour” e siamo stati accompagnati lungo il percorso da Ms. Prae, una simpatica e giovane guida locale che ha gestito l’itinerario e ha scandito i ritmi della giornata con perizia e personalità.

La visita è iniziata con la sosta al Tempio della Grotta della Tigre, uno dei luoghi di culto più rispettati nell’intero sud della Thailandia, fondato nel 1975 dal Venerabile Monaco Chammnian Silsetto. Durante uno dei suoi momenti di meditazione nella zona il monaco notò una tigre che si aggirava da quelle parti e che aveva dimora in una delle innumerevoli grotte circostanti. Da qui il nome del tempio.

Tigri a Krabi, naturalmente, non se ne trovano più ma le suggestioni restano e resta soprattutto la cornice fatta di grotte, vallate, alberi datati centinaia di anni e soprattutto montagne inaccessibili. La divinità che ha creato la Kiriwong Valley, questo il nome dell’area dove sorge il complesso religioso, doveva essere particolarmente ispirata e generosa, quando ha donato al mondo questo eccezionale angolo di natura.

Montagne inaccessibili si diceva, ma la pazienza e la devozione dei monaci e di chi materialmente li ha aiutati, ha reso accessibile almeno una di quelle montagne creando una scalinata di ben 1237 scalini per andare a collocare ad un’altezza di circa 280 metri, una statua del Buddha che domina e veglia sulla pianura sottostante, offrendo ai fedeli e ai coraggiosi turisti che si cimentano in questa ascesa, oltre a litri di sudore, uno spettacolo assolutamente unico.

La visita al Tempio inizia da qui, dalla base del monte da cui parte la scalinata, dove la guida dispensa consigli e raccomandazioni a quelli del gruppo che hanno deciso di affrontare la salita. Io naturalmente ho preferito evitare l’impresa, delegando all’amica Johanna, una blogger ventenne proveniente dall’Estonia desiderosa di raccogliere la sfida, l’ingrato compito di raccontarmene i dettagli.

Del resto anche gli spazi ai piedi della montagna sono ricchi di spunti interessanti e la mia attesa vagabondando qua e là nella parte bassa del tempio non è risultata assolutamente noiosa, fra monaci e statue di ogni tipo, fra le quali spicca, incorniciata da una costruzione in stile cinese una rappresentazione di Kwan Yin: la dea della misericordia.

Ma la vera attrazione del Tempio, sia per chi sale sia per chi resta al piano, sono decine e decine di scimmie: un numero indeterminato di macachi che scendono dalle pendici della montagna nella speranza di ottenere cibo dai turisti o per rubare ai meno attenti qualsiasi oggetto possa essere di loro interesse. Le loro acrobazie, i loro atteggiamenti quasi umani, la loro irriverenza nell’arrampicarsi o nel poggiare le zampe su qualsiasi divinità naturalmente incuranti di qualsiasi forma di religioso rispetto, sono un’attrazione irresistibile per qualsiasi visitatore che non esita a sfidare la loro aggressività e a rischiare più del lecito per qualche foto di troppo.

Prima di ricongiungermi ai reduci della scalinata c’è ancora tempo sufficiente per andare a visitare la parte del tempio dove i monaci incontrano e benedicono i postulanti spruzzandoli con dell’acqua e accompagnando il gesto con preghiere cantilenanti. Entrando nella costruzione dove si svolgono gli incontri si nota subito che una delle pareti è costituita direttamente dalla fiancata della montagna dando l’impressione, concentrandosi sui monaci, che la cerimonia si svolga all’interno di una grotta decorata da innumerevoli immagini del Buddha di ogni dimensione e in tutte le pose simboleggianti i momenti più significativi della sua vita.

Ecco intanto che tornano i “montanari” con i volti arrossati segnati dalla fatica ma sorridenti e all’apparenza soddisfatti. “Ne valeva la pena”, dice Johanna, “anche se dopo i primi 500, gli scalini sono più alti e diventa ancora più faticoso. Ma il panorama che vedi dalla cima ti compensa da qualsiasi sacrificio”. “Mai più” afferma deciso qualcun altro, ma si nota bene una “stremata” espressione d’orgoglio per avercela fatta.

Il tour prosegue verso la prima sosta rilassante per la gioia di quanti sono saliti in montagna. Dopo circa un’ora di minibus arriveremo infatti alle Hot Spring: un torrente di acqua calda a 37/40 gradi, il cui scorrere, col passare degli anni, ha levigato le rocce fino a formare delle comode piscine naturali, che scorre attraverso la foresta per sfociare in un fiume più grande

Il torrente prende origine da sorgenti sotterranee di origini vulcaniche, è ricco di sostanze minerali e gli vengono riconosciute proprietà terapeutiche anche se queste ultime non sono state scientificamente provate. Resta tuttavia il fatto che già l’abbandonarsi al calore di queste acque, con la testa adagiata sul bordo, lasciando che il flusso ti accarezzi il corpo, è di per sé stesso un salutare e rilassante beneficio e ne approfittiamo senza esitazioni.

Le vasche digradano formando diversi livelli dove l’acqua scende in piccole cascate e il senso di piacere che si prova nel lasciare che le membra si ritemprino difficilmente può essere spiegato a parole. Occorre provare.

Rispetto alle volte precedenti che ho visitato le hot spring sono state aggiunte di recente delle piscine artificiali, sempre di acqua calda, per consentire di bagnarsi anche quando il numero dei visitatori eccede la capienza delle vasche naturali. L’idea è senz’altro apprezzabile ma la sensazione non è assolutamente paragonabile a quella di immergersi all’ombra della foresta in un caldo abbraccio con la natura.

Cotti e rilassati, proseguiamo il giro per raggiungere il ristorante del Morakot Resort, a pochi minuti di distanza dalla “Piscina di Smeraldo”, ultima tappa dell’escursione. Il pranzo è un pasto leggero a base di cucina Thai e internazionale. La guida si era premurata fin dall’inizio di informarsi su eventuali esigenze particolari e al nostro arrivo tutto era già stato preparato.

Alla fine raggiungiamo l’entrata del Khao Phra Bang Khram Nature Reserve dove, in una radura raggiungibile con circa un’ora di passeggiata, si trova la “Piscina di Smeraldo” che, visto il colore dell’acqua, non usurpa il suo nome.

Per raggiungere il laghetto, in realtà i sentieri sono due: uno più breve, circa 800 metri, che oltre all’ombra degli alberi circostanti offre pochi spunti di interesse. L’altro che si snoda su una passarella in cemento per circa 1 kilometro e 200 metri è costeggiato da una eccezionale varietà di piante tropicali e lungo il percorso si può ammirare una rete di ruscelli e laghetti che fanno venire voglia di accelerare il passo per raggiungere al più presto il sollievo di un bagno rinfrescante.

Giunti in vista della piscina di smeraldo le acque chiare del laghetto diventano una tentazione a cui diventa impossibile resistere. E infatti non resisto e senza esitazione, senza neppure prendere in considerazione la guida che spiega come arrivare, con un percorso di circa 600 metri, all’altrettanto spettacolare Blue Pool, entro in acqua e lascio ancora una volta che la natura si prenda cura di me.

D’altra parte, in passato, ero già stato a vedere la Blue Pool e lo spettacolo di quell’acqua di un blu intenso, che sembra chiamarti a se come le sirene di Ulisse, ma nella quale non è permesso fare il bagno a causa delle sabbie mobili, ha rappresentato alla fine più una tortura che un piacere per gli occhi.

Abbandonato alle acque dell’Emerald Pool e totalmente estraneato da qualsiasi pensiero, quasi desideroso di restare lì dentro per sempre, con le fresche acque del lago scorreva impietoso anche il tempo e l’orario del rientro è arrivato senza che quasi me ne accorgessi. Inflessibile Ms. Prae ci ha richiamato all’ordine e a malincuore ci siamo rimessi in movimento verso il mondo reale.

ALCUNI CONSIGLI PER IL TOUR:

All’inizio del tour:

  • Informare la guida su eventuali intolleranze alimentari o su esigenze particolari

Tempio della Grotta della Tigre:

  • Il tempio, benché all’apparenza sembri alquanto informale, resta pur sempre un luogo sacro occorre pertanto indossare un abbigliamento adeguatamente rispettoso. Spalle e gambe devono essere coperte. Per la salita sulla montagna, invece, è consentito un abbigliamento più libero.
  • La salita per la montagna è realmente faticosa. È opportuno valutare bene le proprie capacità, prima di affrontarla, valutando sopratutto se si ritiene di poterla fare nei tempi imposti dalla guida.
  • Le scimmie possono essere aggressive e, in ogni caso, sono animali selvatici. È opportuno evitare di avvicinarsi e sopratutto tenere lontani i bambini.

Hot Spring

  • Si sconsiglia un’immersione prolungata, sopratutto a chi ha problemi di pressione, ed in ogni caso è meglio non rimanere nelle vasche per un periodo eccedente ai venti minuti di seguito.

Emerald Pool

  • I bordi della piscina di smeraldo sono particolarmente scivolosi. Si raccomanda la massima attenzione quando entrate nel laghetto.

L’escursione si svolge tutti i giorni con un minimo di 4 persone e con guida parlante inglese. Per eventuali prenotazioni potete contattare il nostro partner Fantasia Asia inviando una email a
booking@fantasiaasia.com

Versione in inglese su Asian Itinerary

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