Sono molti gli stranieri, e nel caso più specifico gli italiani, che vivendo da un certo tempo in Thailandia, sono diventati padri di splendidi bambini di razza mista. Gente come me, sconosciuta se non nel ristretto ambito delle proprie amicizie, che vive la propria vita fuori dal paese di origine e dalle luci della ribalta, semplicemente godendo della quotidianità e delle meraviglie che questo paese ci offre. Non tutti sanno però che qui in Thailandia, ha vissuto un italiano altrettanto sconosciuto ai più, che ha goduto di una paternità molto differente ma non per questo meno importante e impegnativa. Questo signore, non ha combattuto con pannolini e latte in polvere, non ha passato notti insonni il cui silenzio era interrotto solo da vagiti che chiedevano qualcosa, non ha cullato, baciato affettuosamente o ricevuto tenere carezze. Ciò non di meno, ha cresciuto la sua creatura amorevolmente, con la passione, la pazienza e l’orgoglio tipiche di un padre, l’ha nutrita, istruita, fatta diventare grande fino a constatare, prima della sua morte, che il bambino era diventato adulto e che sapeva oramai camminare sicuro sulle propri gambe.
Stiamo parlando di Corrado Feroci da Firenze: scultore, disegnatore, docente, rettore, critico d’arte e scrittore; cittadino thailandese dal 1943, considerato, a buon diritto, il padre dell’arte moderna e contemporanea thailandese per i suoi indiscussi meriti artistici e per avere forgiato, col suo insegnamento, una nuova generazione di artisti Thai.
Tutto ebbe inizio in un momento abbastanza difficile per la Thailandia, che allora si chiamava Regno del Siam e, compresso fra le due grandi potenze europee dell’epoca, i francesi in Indocina e gli inglesi in Birmania e in Malesia, si trovò costretta a fare loro concessioni sia di carattere economico, sia politico e territoriale per poter preservare la propria indipendenza. Per questa ragione, per limitare ulteriori, possibili influenze da parte dei due grandi imperi coloniali, i monarchi dell’epoca decisero di affidare la crescita artistica del paese ad artisti italiani, sia perché particolarmente apprezzati dalla casa reale Siamese, sia perché l’Italia era totalmente estranea alle vicende interne del regno.
Arrivarono così architetti, ingegneri e artisti in generale che hanno apportato importanti contributi al paese e, soprattutto, alla sua attuale capitale Bangkok. Persone che meritano senz’altro un cenno di rispetto, se non altro per le difficoltà e le avversità che hanno potuto incontrare durante la loro opera, in un paese che non era poi così aperto a contributi di crescita provenienti dall’esterno. La conseguenza é che molti fra i maggiori edifici di Bangkok, i principali ponti ed i principali monumenti del centro storico furono progettati, costruiti, affrescati o decorati da italiani.
Corrado Feroci, fu uno dei tanti che raggiunsero quello che sarebbe diventato il paradiso asiatico del turismo, in quella che può essere considerata una delle prime vere fughe di cervelli dal nostro paese, dove fra l’altro non era poi tanto considerato, visto che una statua commemorativa dei caduti a Portoferraio, sull’isola d’Elba, é l’unica opera “italiana” di un certo rilievo. Il suo percorso artistico thailandese, invece ha lasciato una impronta indelebile: non si limitò infatti alla firma su qualche statua o qualche palazzo ma é stato, come si é detto, il forgiatore dei nuovi artisti Thai.
Fu Corrado Feroci infatti che, appoggiato incondizionatamente dalla Famiglia Reale Thailandese ben disposta a stanziare significative somme di denaro per la crescita artistica del regno, nella sua veste di insegnante, oltre che di artista, ha influito su generazioni di giovani thailandesi gettando le basi dell’istruzione artistica thai secondo modelli e criteri europei, insegnando, dirigendo, scrivendo manuali e libri di critica, organizzando mostre di grande importanza fino a fondare la prima Accademia di Belle Arti Siamese.
Le sue opera sono collocate in diverse città della Thailandia, ed in particolare ovviamente a Bangkok e fra queste ne troviamo alcune che hanno un significato che va al di la del puro aspetto artistico. Prima fra tutte il Monumento alla Democrazia, che si erge a breve distanza dal Palazzo Reale. Il monumento, eretto nel 1939, intendeva commemorare il colpo di stato del 24 giugno del 1932 che di fatto stabilì il passaggio del paese ad una monarchia costituzionale ed é stato testimone, in anni più recenti, anche di momenti drammatici ed episodi di sangue durante alcune dimostrazioni studentesche, che hanno segnato la crescita politica della nazione.
L’alone emotivo che si é creato intorno al Monumento alla Democrazia in seguito a tali episodi, ha fatto si che questa opera, collocata al centro di una grande arteria di scorrimento, dove fra l’altro si trova il “chilometro 0” da cui si considera che partano le statali che collegano il regno, diventasse un punto di ritrovo naturale per i movimenti e le dimostrazioni democratiche che si sono susseguite nel corso della travagliata storia politica della Thailandia.
Dalle tematiche forse meno suggestive ed in una zona della città meno densa di significati storici si può ammirare invece il Monumento alla Vittoria, creato nel 1941 alla memoria di civili e militari di tutte le armi che persero la vita durante un conflitto territoriale contro i francesi tra il ’40 e il ’41. 656 persone, fra militari e civili, i cui nomi sono incisi, a perenne ricordo, alla base del monumento, persero la vita durante questa semi sconosciuta guerra franco-thai per la disputa delle province di Siem Reap e di Battambang, attualmente appartenenti alla Cambogia. Il monumento consiste in un obelisco circondato da sculture che rappresentano civili e soldati ed é situato al centro di una grande piazza dove attualmente sostano autobus, minibus e altri mezzi di trasporto che assicurano i collegamenti con parte di Bangkok e con alcune province. Dallo sky train (la linea metropolitana sopraelevata su rotaie) e da un passaggio pedonale che circondano la piazza, si può ammirare il monumento da varie angolazioni e, se é vero che il contorno di maxi schermi e di cartelloni pubblicitari, oltre al traffico abbastanza sostenuto, rende l’atmosfera estremamente commerciale, il monumento sembra quasi estraniarsi da tutto ciò che lo circonda rimanendo un duraturo tributo a quanti si sacrificarono per la nazione e , perché no, anche a Corrado Feroci.
Prima di imboccare il Memorial Bridge per attraversare il fiume Chao Phraya, un ampio spazio curato fa da contorno al monumento del Re Rama Primo, fondatore della dinastia Chakri (dinastia tuttora regnante) che stabilì nel 1782 la capitale del Regno a Bangkok. Il monumento, che mostra il Re seduto sul suo trono collocato su un alto piedistallo, con una spade posata sulle ginocchia e lo sguardo rivolto alla Sua città, fu disegnato da tale Prince Naris e modellato dal Feroci. La statua ha ovviamente un significato molto nazionale e non é un gran richiamo per i turisti, ma i visitatori più curiosi che si perdono fra i petali e i bouquet del vicino mercato dei fiori, potrebbero allungare la loro passeggiata per alcuni metri e rendere omaggio al fondatore di “Bangkok Capitale”.
Come riconoscimento della sua lunga e apprezzata attività Corrado Feroci fu insignito del Supremo Ordine dell’Elefante Bianco, una onoreficenza destinata a premiare gli stranieri che si sono distinti a favore del Siam prima e della Thailandia poi; gli fu concessa, inoltre, la cittadinanza Thailandese per salvarlo dalle prigioni giapponesi quando, con l’armistizio dell’8 settembre e la rottura dell’alleanza con l’Italia, fu arrestato dalle truppe del Sol Levante che occupavano la Thailandia.
Dopo la sua morte avvenuta nel 1962, nei locali del suo studio, in occasione del novantaduesimo anniversario della sua nascita, fu inaugurato il Museo Nazionale Commemorativo Silpa Bhirasri, dal nome thai che aveva assunto all’atto dell’acquisizione della cittadinanza e un francobollo commemorativo venne emesso il 15 settembre 1992 per celebrarne il centenario.
Ma sicuramente, per lui insegnante, il riconoscimento più gradito sarebbe arrivato dai suoi studenti che chiesero ed ottennero che nell’università dove Feroci aveva insegnato fosse eretta una statua in suo onore, eseguita da uno dei suoi allievi preferiti. E sono sempre gli studenti a donargli ancora oggi l’immortalità, deponendo fiori e accendendo incensi ai piedi della sua statua per propiziarsi la protezione del maestro prima degli esami.
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