Storie di funerali Thai
Quando tempo fa arrivai in Thailandia, ricordo che mi stupii molto per non avere mai visto un funerale.
Una mentalità decisamente provinciale che mi faceva immaginare un funerale così come lo concepiamo in occidente: una chiesa addobbata a lutto, un carro funebre rigorosamente nero con dentro una bara e quattro estranei che trasportano il feretro fino all’altare e ritorno, salvo le poche volte in cui il feretro è portato a spalla da persone amiche.
Certo, se avessi aspettato di vedere un funerale simile avrei anche potuto illudermi che la Thailandia donasse ai suoi abitanti l’immortalità ma presto avrei scoperto che in realtà così non è, e che anche qui la gente abbandona normalmente questa “valle di lacrime” nell’attesa di una reincarnazione o di raggiungere il Nirvana.
Avrei scoperto col tempo che anche a queste latitudini si celebrano i funerali, come del resto nelle altre parti del mondo, ma che qui somigliano più a delle feste che non ad eventi luttuosi, perché l’accompagnare una persona cara nel suo ultimo viaggio, il salutarlo nel momento in cui viene traghettato da questa vita in quella che lo attenderà, migliore o peggiore che sia, a seconda dei meriti acquisiti durante la sua esistenza, al di là della tristezza causata dalla perdita e dal distacco, resta pur sempre un evento gioioso e importante. Buon viaggio quindi al “caro estinto” e arrivederci alla prossima vita.
Non è mia intenzione in questa sede annoiarvi raccontando per filo e per segno come si svolge un funerale Thai, vi basterà sapere che si allestisce un banchetto in genere “ricco” per tutta la durata della cerimonia, che quotidianamente e fino al giorno della cremazione i monaci vengono a cantilenare le loro litanie in sanscrito e che la salma viene cremata con la sua bara, ma quest’ultima procedura sta oramai prendendo piede anche da noi sempre più di frequente.
Quello su cui vorrei soffermarmi, invece, sono alcune curiosità che ho notato durante alcune cerimonie funebri.
1.“Barare” sull’età del defunto
Una volta avvenuto il decesso, dovrà passare del tempo prima che l’anima del defunto passi realmente a miglior vita (sempre che si siano acquisiti i meriti necessari perché la vita seguente sia migliore). Ma ci sarà pure un modo per eliminare certe inutili lungaggini e consentire al nostro caro di rinascere il prima possibile? Si fa come fanno i cinesi che a ingannare gli dei con mezzucci da bambino sono imbattibili: si modifica la data del decesso anticipandola a piacere in modo tale che sembri sia passato più tempo dal trapasso e quindi debba passare meno tempo per la futura reincarnazione… Penso all’Iliade e agli dei greci che si prendevano continuamente gioco dei mortali. Non c’ è che dire… i cinesi sono un passo avanti.
Inutile dire che questo scambio di date non può essere indicato nei documenti ufficiali, ma solo nel tempio, dove data di nascita e morte sono specificate vicino alla foto che ricorda il defunto perché, si sa, gli dei vanno a far visita al tempio, mica a controllare all’anagrafe.
2. La tolleranza verso il gioco d’azzardo
In Thailandia il gioco d’azzardo è vietato in ogni sua forma. Le pene sarebbero anche severe, ma questo non serve a scoraggiare quei Thai che, presi dal demone del gioco, sono disposti a correre il rischio e a giocarsi, all’occorrenza, anche la madre. Ho conosciuto gente che ha giocato e perso fortune, ma anche in questo caso la Thailandia non sarebbe poi tanto diversa dal resto del mondo.
La differenza curiosa si ha invece durante i funerali: è in queste ricorrenze che si apre uno spiraglio per i giocatori incalliti, in quanto l’area adibita a cerimonia funebre diventa una specie di zona franca per il gioco d’azzardo. Non sono certo se sia per legge o più semplicemente una consuetudine, resta il fatto che posso con orgoglio annoverare fra le mie conoscenze persone che presenziavano a tutti i funerali della loro zona per potere giocare a carte liberamente.
3. Il ritorno economico del banchetto funebre
Ovunque, ma sopratutto nelle zone rurali, la cerimonia funebre è accompagnata da lauti banchetti che, come accennato in precedenza, si estendono fino al momento della cremazione. È inconcepibile che quanti vengono a rendere omaggio al “nostro caro” possano restare a stomaco vuoto, sarebbe come non onorare adeguatamente la memoria del defunto. Poi c’è il senso dell’ospitalità, c’è la necessità di non perdere la faccia di fronte alla gente ma, probabilmente, c’è anche qualcosa in più, qualcosa che possiamo riassumere in una frase: “chi più spende più guadagna”. È usanza, infatti, che coloro che vanno ad un funerale non si presentano mai a mani vuote ma hanno sempre una busta contenente denaro da lasciare in offerta. A cremazione avvenuta si farà un bilancio che si spera sia attivo, vuoi per banali motivi economici ma anche, perché no, per dare un valore, per così dire, economico della stima di cui godeva il morto.
4. Che numeri dobbiamo giocarci?
Tra i giochi d’azzardo e le scommesse che impazzano in Thailandia, le lotterie (ufficiali o clandestine che siano) rivestono un ruolo fondamentale, anche perché essendo a cadenza bimensile possono dare vincite relativamente frequenti. Il numero vincente, poi, può essere “trovato” in qualsiasi oggetto, in qualsiasi ombra, in qualsiasi evento. Se si pensa che i Thai scommettono anche sui due numeri decimali della chiusura della borsa (rimasi veramente stupito quando in una zona di campagna conobbi un contadino che seguiva con attenzione la chiusura della borsa di Bangkok, poi ho capito) non si fa fatica a credere che un evento funebre possa essere visto come una fonte di numeri vincenti.
Lo stesso Fabrizio De André in una nota canzone parlava di una “candida vecchia contessa” ferma al capezzale in attesa di ricevere i numeri del lotto.
Di contorno ci sono i venditori dei biglietti della lotteria ufficiale che, in bicicletta, con una specie di valigetta in legno piena di biglietti “vincenti”, hanno ben chiaro in testa che nei templi, specialmente durante i funerali, si fanno “affari d’oro”.
Per chi fosse interessato, il numero del funerale che mi ha ispirato questo racconto è stato il 102 che, naturalmente… non è uscito.
5. Che pezzo di nonno hai preso?
A cremazione avvenuta e a ceneri raffreddate scatta la ricerca: i parenti più stretti, generalmente il giorno dopo, si recano nuovamente al tempio per frugare fra le ceneri e trovare qualche pezzo di “nonno” ancora intatto e “sopravvissuto” alla fornace. Può essere un dente, un pezzo di osso o qualsiasi cosa che, se fosse appartenuta ad un santo, si chiamerebbe reliquia e sarebbe venerata in qualche tempio, ma trattandosi di resti di un comune mortale finiranno nelle abitazioni di qualche parente che lo sistemerà in un pendaglio o piccola cornice d’oro, portandolo magari sempre al collo mediante una catena, d’oro anch’essa.
6. Acquisizione di meriti
L’acquisizione dei meriti è una pratica fondamentale nella religione buddhista e può ricordare in linea di massima le indulgenze della religione cattolica. Per la verità non ho mai sentito dire che i monaci si fossero venduti i meriti così come la chiesa ha venduto le indulgenze secoli or sono, per lo meno non sistematicamente, qualche monaco lo avrà pur fatto, ma su questo non ho certezze.
Ma non divaghiamo. I fedeli buddhisti acquisiscono meriti, che poi altro non sono che una specie di vouchers per una vita futura migliore, per loro stessi, per i parenti (spesso i genitori) o per i loro defunti.
Un mezzo per acquisire meriti per questi ultimi consiste nell’iniziazione di uno o più giovani della famiglia come novizio in un tempio. Questa pratica sta diventando sempre più simbolica nella vita frenetica di Bangkok, dove è previsto solo che il novizio si rada a zero capelli e sopra ciglia e indossi la “Kesa”, il tradizionale abito arancione, per un giorno o due, tuttavia nelle province dove ancora si osservano le tradizioni con molta più attenzione, e soprattutto nelle campagne, il periodo di noviziato dura diversi giorni.
7. Corone di… Ventilatori e Bare condizionate
La Thailandia è un paese caldo e Bangkok non fa eccezione, anzi, talvolta la calura diventa quasi opprimente a cause del traffico, degli scarichi e di tutto quello che può generare una cappa di calore supplementare. È per questo che ad un funerale a Bangkok ho visto qualcosa che non avevo mai notato in precedenza: a fianco delle normali corone di fiori, quelle classiche, rotonde, col nome di chi l’ha inviata, c’erano delle composizioni floreali montate direttamente su un ventilatore, sempre corredate dal nome di chi l’ha offerta. Una scelta in vero molto pratica: i fiori appassiscono ma i ventilatori restano e sono utili ad alleviare le pene della calura. A cerimonia conclusa, talvolta vengono portati via dai parenti del defunto ma più spesso vengono lasciati in dono ai monaci del tempio.
E a proposito di caldo, non vorrai mica che il caro estinto si sciolga in un mare di sudore, con la fatica che si e’ fatta per evitarne una prematura decomposizione? E allora ecco qua: un piccolo supplemento e la bara dove la salma attende, fra una visita e una preghiera, di essere cremata, viene arredata con un piccolo impianto di aria condizionata.
8. Il colore del lutto
A differenza che da noi, in vari paesi dell’Asia il colore del lutto non è necessariamente il nero. Per i paesi di religione musulmana, ad esempio, il colore del lutto è il bianco perché è il colore dei sudari. Anche in Cina ed in Corea il bianco è il colore che si indossa nei funerali mentre in Thailandia, e ora anche in Giappone, entrambi i colori possono essere indossati per le cerimonie funebri.
In generale, come è naturale, bisogna evitare di indossare colori sgargianti.
9. Una doccia di acqua di cocco
Lascio questa usanza fra le ultime perché è quella che mi ha colpito di più. Poco prima di procedere alla cremazione la bara viene scoperta. E’ normale dare l’ultimo saluto al defunto, quasi sempre viene addirittura scattata qualche foto alla salma. Ma prima di lasciare che i presenti si accostino alla bara, il cerimoniere spacca con una accetta una noce di cocco e ne versa il contenuto sul volto del morto. Il latte di cocco rappresenta nella cultura Thai un elemento di purezza, quindi cospargerlo sul volto del defunto vuole significare un ultimo segno di purificazione prima della cremazione.
Per favore, quando verrà il mio momento, se fosse possibile gradirei del caffè al posto dell’acqua di cocco: è una questione di coerenza.
10. La durata della cerimonia funebre
Un funerale in Thailandia non è concepibile di breve durata, eccetto che per i musulmani che sono soliti procedere alla sepoltura entro 48 ore. Per i buddhisti, la cerimonia funebre dura sempre almeno 3 giorni ma spesso di più, e comunque un numero dispari di giorni.
Le ragioni sono diverse: consentire a parenti lontani di partecipare alla cremazione; oppure trascorrere ancora un po’ di tempo con le spoglie del parente o dell’amico, rendendo così più graduale e meno doloroso il distacco, ma anche per ragioni di anzianità o di importanza. Per un anziano o per una persona di una certa importanza il tempo che trascorre prima della cremazione si allunga aumentando di conseguenza il numero delle cerimonie e delle preghiere. Nel caso del compianto Re Bhumibol Adulyadej è trascorso un anno dalla data del decesso a quella del funerale e della cremazione.
Tutti i rituali funebri descritti fino ad ora avvengono nella suggestiva cornice di un tempio che, come per molti altri importanti eventi Thailandesi, diventa il centro della vita e della tradizione locale, con i suoi tetti colorati le cui tegole richiamano le squame del serpente.
A decesso avvenuto e certificato dalle autorità locali, viene iniettata nella salma della formalina per evitarne la decomposizione e la cassa bianca viene trasferita al tempio dove riceverà tutti gli onori e le preghiere e dove resterà fino all’ultimo atto, quando una colonnina di fumo si alzerà dal crematorio e, come detto, arrivederci alla prossima vita.