Gange: Vita e Spiritualità lungo le Sacre Acque dell’India

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Uno dei momenti più preziosi dei miei viaggi in India è stato durante una visita alle città più sante. Varanasi o Benares, la città della luce spirituale, e poi Kashi e Rishikesh. Queste città sono sante perché il mistico Gange scorre attraverso di esse.

Molte storie sono associate al Gange, chiamato anche Madre Ganga, ed alla posizione esaltata che tiene nell’etica induista e buddhista. Secondo una leggenda, la Dea Ganga discese dal cielo in risposta alle preghiere del Re Bhagiratha, i cui antenati furono ridotti in cenere per la maledizione del Saggio Kapila. Il Signore Shiva acconsentì a fermare la caduta di Ganga sulla terra prendendola per la testa e legandola in sicurezza ai propri intrecciati capelli. Questo è nel presunto luogo del tempio odierno di Gangotri. Bhagiratha rientrò poi a cavallo, ed il fiume lo seguì. Ganga raggiunse il luogo in cui giacevano le ceneri, liberando gli antenati di Bhagiratha con le sue acque magiche in prossimità dell’Isola di Sagar, dove il Gange sfocia nella Baia del Bengala.

Pellegrini induisti si bagnano nel fime sacro Gange, Varanasi, India

Milioni di devoti induisti affollano giornalmente Varanasi per fare il bagno nel Gange, un gesto che credono aiuti a lavare via i propri peccati e ad assicurare un viaggio tranquillo verso il paradiso, verso il moksha o il nirvana, il raggiungimento di uno stato di esistenza eterna al di là del cosmo.

Le rive del fiume, chiamate ghats, sono uno spettacolo unico. Uomini santi Swami vestiti in tuniche color zafferano, santoni sadhu che fumano chilum di hascisc, devoti, venditori di fiori, bambini mezzi nudi e mandrie di mucche dall’espressione áltera, presumo a causa del loro status di “madri sacre”. Vi sono numerosi ghats lungo il fiume, ma i più famosi sono il Dashash Wamedh Ghat e l’Assi Ghat.

Insieme a qualche turista, una mattina all’alba ho intrapreso un tour in barca lungo il fiume per osservare i ghats che prendono vita. Centinaia di devoti facevano il bagno e offrivano abluzioni a Surya (il Sole). Dolci canti fluttuavano nell’aria e tutti ci siamo silenziati, assorti nei nostri pensieri mentre assorbivamo la pace, la devozione e la sacralità del panorama. Il mattino presto è il momento migliore per vedere i Pandit che preparano la puja, l’offerta sacra al fiume, i chandals, i più bassi elementi nel sistema delle caste, che preparano la pira funeraria da consacrare poi nel fiume sacro. I bambini schizzano nell’acqua piena di ceneri e le donne chiacchierano mentre lavano il loro carico di vestiti, ignare delle lugubri preparazioni nelle vicinanze.

Con il calare della notte, il famoso tempio di Vishwanth risuonava con gli inni sacri. Le acque scure del Gange, illuminate da piccole lampade ad olio galleggianti, ed il suono delle campane dei templi e degli arti, i canti sacri, echeggiavano nella sera silenziosa. La folla, la polvere, il fiume inquinato, gli importuni mendicanti, i corpi gonfi e le pire funebri a metà bruciate che avevano colpito la mia sensibilità occidentale erano ora un ricordo lontano mentre fissavo ipnoticamente le piccole lampade ad olio in equilibrio precario su larghe foglie di loto, galleggiando allegramente verso il paradiso. E tra tutto ciò, mi sono sentito vivo!

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