Sotto un velo di musica: Fauziah Gambus

Quando era piccola osservava suo nonno suonare il “gambus” e lei si sentiva attratta da quel suono e, più ascoltava il nonno e più crescevano in lei, una bambina di circa 14 anni cresciuta nel Sabah, la curiosità e la voglia di stringere a se quell’oggetto di legno, di abbracciarlo e cercare di estrarne suoni. Ma il nonno ne era geloso e non le permetteva neanche di toccarlo e poi era una femmina, dove si era mai vista nel Sabah una femmina suonare uno strumento?… Il suo gambus, poi!

Fauziah Gambus – Sabah

Ma quella piccola testarda non ne voleva sapere di rassegnarsi così, quando il nonno si abbandonava al sonno dei giusti, si appropriava di nascosto dello strumento, si inoltrava nella foresta e, cercava di tirare fuori dalle corde di quel pezzo di legno, delle note prima e delle armonie poi.

Fauziah, racconta questa sua storia sorridendo durante uno dei workshop tenutosi a Kuching nel quadro del Rainforest World Music Festival, e se viene presa da una qualche emozione mentre si abbandona ai ricordi, non lo lascia trasparire, anzi il suo volto velato fa da cornice ad un sorriso dolce quanto la memoria. Certamente le emozioni le riesce però a trasmettere a chi la sta ascoltando: alle sue colleghe, parte anch’esse di questo workshop tutto al femminile, che ascoltano divertite, stupite, incredule quella che sembra quasi una favola; le trasmette al suo pubblico, che prima ascolta in silenzio questo bel racconto e poi si lascia andare ad un applauso quando Fauziah smette di narrare, accarezza il suo gambus e lascia che siano le sue note a proseguire la narrazione; le riesce a trasmettere, infine, anche a me che vado vagabondando di qua e di la alla ricerca di belle storie.

Come?… Volete sapere come finisce la storia?… Già, quasi dimenticavo…

Fauziah Gambus canta

Notte dopo notte, foresta dopo foresta, “nonno addormentato” dopo “nonno addormentato” la ragazzina cresceva e la sua musica migliorava. Fauziah si rendeva conto che stava progredendo e sentiva oramai il bisogno di mettersi alla prova, di confrontarsi con altri musicisti o apprendisti tali, finché un bel giorno l’occasione si presentò sotto forma di un concorso musicale ma, ahimè, come era prevedibile in una regione tradizionalista come il Sabah, il concorso era aperto ai soli maschi.

Cosa fare? Ci doveva pur essere una via d’uscita… Ma si certo! Facile! Sarebbe bastato presentarsi al concorso con generalità e vestiti da uomo, via il velo e i capelli corti coperti da un copricapo maschile. E così fu, si registrò usando un nome da maschio, Fauziah che come avrete notato, tuttora usa e… il gioco era fatto.

Purtroppo c’è sempre in agguato Murphy con la sua legge che ti piomba addosso come una sentenza e, state pur certi che se qualcosa avesse potuto andare storta, lo avrebbe fatto.

Fauziah Gambus durante il workshop in compagnia di Alena Murang, suonatrice di Sape.

Qualcosa, infatti, non andò per il verso giusto perché la nostra ragazza o, meglio, il nostro ragazzo vinse il concorso e, come se non bastasse, il nonno, appassionato suonatore di gambus, era lì, presente alla proclamazione del vincitore, o meglio, della vincitrice e quando si rese conto della situazione, prima lanciò occhiate gelide alla ragazza poi, forse facendo di necessità virtù, o, più probabilmente, gonfio di orgoglio, salì sul palco annunciando pubblicamente che questo ragazzo era in realtà la sua nipotina.

Se Orfeo col suono della lira aveva ammansito perfino Caronte, traghettatore di anime, Fauziah col suono del suo gambus, ammansì suo nonno ed ebbe via libera per far partire una brillante carriera che la vedrà per molti anni come l’unica donna in grado di suonare il gambus nel Sabah.

Fauziah Gambus

Tutto questo, come detto in precedenza, lo ha raccontato Fauziah durante un workshop avanti ad un pubblico quasi estasiato, in un inglese, se non perfetto, per lo meno abbastanza sicuro. “Embè”, direte voi, “Che c’è di strano?” No, niente, a parte il fatto che Fauziah aveva iniziato a studiare l’inglese da meno di un anno dal momento del suo racconto, incoraggiata da un’amica che le aveva sottolineato l’importanza di parlare la lingua di Shakespeare quando si fosse trovata su un palco scenico.

Testarda fino in fondo questa ragazzina, che poi oramai ha 34 anni e tanto ragazzina non lo è più. Tutt’altro, Fauziah è una bella donna e il velo azzurro che indossa e che oramai da tempo ha smesso di coprire, con proibizioni fuori dal tempo, i pregiudizi e le capacità artistiche delle donne del Borneo, il velo azzurro, dicevo, fa da cornice ad un viso grazioso illuminato da un bellissimo sorriso che, quando poi si esibisce, ti incanta.

Fauziah Gambus al Rain Forest Music Festival

Fauziah Binti Suhaili, che ha scelto come nome d’arte ovviamente “Fauziah Gambus”, è nata il 6 novembre del 1988 e da quel suo primo concorso ha dato il via ad una sua storia artistica abbastanza intensa che l’ha vista, da principio diplomarsi in Arti Musicali presso l’Accademia delle Arti, della Cultura e del Patrimonio Nazionale, per proseguire poi con la sua carriera di cantante, musicista, compositrice e paroliere ed arrivare, in tempi più recenti, ad una canzone tratta dal suo secondo album, che è stata selezionata tra le cinque migliori canzoni per la categoria Best Ethnic Pop ai Music Industry Awards 21 (AIM21).

Perfettamente consapevole che la musica locale, trova difficilmente seguito nei giovani, Fauziah cerca di portare avanti un percorso musicale che, applicando vari elementi e ritmi più freschi e piacevoli, possa invogliare maggiormente i giovani ad ascoltare la musica tradizionale, tutto questo senza rinunciare al suo primo amore: il gambus, e dalla calda accoglienza che ha avuto sul palco scenico di Kuching, appare del tutto evidente che la ragazzina testarda, stia tuttora vincendo la sua sfida.

Il Gambus Melayu è uno strumento a corda simile al liuto, tipico del centro e del sud di Sumatra, in Indonesia. Può essere suonato da solo per accompagnare il canto, o suonato in ensemble strumentali per accompagnare le danze nelle celebrazioni domestiche e comunitarie musulmane. Porta una forte associazione con l’identità musulmana nel mondo malese.

(Prof. Roger R. Vetter – studioso di musica Javanese)

Versione inglese su Asian Itinerary

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