
Laos vuol dire panorami mozzafiato in una terra dove la natura si esprime ancora in tutto il suo splendore, con le nebbie mattutine che coprono le montagne del nord e con i tramonti dai colori drammatici sugli altopiani.
Laos vuol dire una vita il cui ritmo è scandito dai tempi della vita rurale, dal flusso, a tratti più lento e a tratti più rapido, del fiume Mekong e da quello delle altre centinaia di corsi d’acqua che per secoli hanno rappresentato l’unica via di comunicazione e di scambi di questo paese che non può vantare sbocchi sul mare.
Laos vuol dire il profumo della Francia, delle baguette appena sfornate e del colonialismo che si è fuso con la cultura e le tradizioni locali, vedendo in Luang Prabang la più delicata espressione di questo miscuglio, premiata dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità.
Laos vuole anche dire il paese che tuttora fa i conti con un passato tragico e un record che nessuno può invidiargli e, sicuramente, di cui nessuno sarebbe orgoglioso. Nel Guinness dei Primati viene infatti indicato come la nazione più bombardata al mondo, con una media di dieci tonnellate di bombe sganciate per chilometro quadrato o, se preferite, più di 225mila chili per ogni abitante. Un paese i cui cittadini si trovano ad affrontare un numero imprecisato di mine inesplose che ancora oggi, dopo oltre 40 anni dalla fine di quei vili e indiscriminati bombardamenti, viola l’innocenza dei bambini e il duro lavoro dei contadini.

Ma oggi il Laos è solo questo? È solo una nazione, compressa tra cinque vicini scomodi e senza sbocco sul mare? È solo il paese che incarna la cattiva coscienza americana inserita in uno splendido scenario naturale? È solo una nazione ancora segnata da una guerra i cui effetti producono esplosioni, mutilazioni, dolore e sofferenza, che ha dovuto rinchiudersi per anni, in una forma di isolamento, per rimarginarsi le ferite?
Sicuramente no. Il Laos si sta ora trasformando in un paese moderno che sta imparando a convivere con i fantasmi del suo passato e che sta producendo grandi sforzi per mettersi al passo con il resto della regione; è una nazione orgogliosa del suo passato che ha bisogno di una forma di sviluppo che lasci la parte sopravvissuta della sua identità possibilmente intatta.
Sicuramente è una meta turistica ancora sconosciuta che esporrà la bellezza di paesaggi incontaminati offrendo l’opportunità di entrare in contatto con uno stile di vita tradizionale e intimo, che non cambia da alcune decine di secoli e che fa di questo paese un gioiello da scoprire.
Così il Laos intende presentarsi al mondo mettendo in mostra i suoi gioielli più preziosi: la sua cultura antica, le sue etnie, la sua vita fuori dal tempo, il dolore dei suoi terribili ricordi latenti, la spiritualità dei suoi templi e il sobrio splendore di quei luoghi Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Per apprezzare il fascino sottile di questa nazione i visitatori devono essere discreti; solo così si può catturare tutta la bellezza dei templi che testimoniano l’antico splendore del regno del Laos e si potranno apprezzare i paesaggi selvaggi delle montagne, dove, in una cornice basica e bucolica, vivono persone che probabilmente cominciano solo ora a conoscere una pace ed una tranquillità fatta di una dignitosa povertà e di una lenta, secondo i ritmi laotiani, crescita.

Noi di Percorsi di Viaggio siamo andati in avanscoperta con lo scopo di valutare la possibilità di organizzare un viaggio di gruppo in questo paese meraviglioso, e siamo arrivati alla conclusione, per parafrasare l’iconico film Frankenstein Junior che “Si può fare!”
Nei testi che seguiranno, vi racconteremo il nostro itinerario che sarà poi realizzato nuovamente insieme a quanti di voi vorranno vivere questa esperienza accompagnati da me. Vi parleremo di questa gente che così tanto ci ha colpito cercando di risvegliare la vostra curiosità e di coinvolgervi in un viaggio che sarà probabilmente il più diverso, il più coinvolgente e, sotto certi aspetti, il più drammatico rispetto a tutti i viaggi che avrete fatto in precedenza.
Seguiteci.
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