Chissà? Chissà? Chissà?

C’è una canzone popolare di un cantautore cubano, tale Osvaldo Farrés, scritta nel 1947 che mi sta tornando attuale in questi giorni. È una canzone famosa, tradotta in Inglese e forse anche in altre lingue, sicuramente anche in Italiano solo che nella nostra lingua la traduzione del titolo appare un po’ forzata.

sul traghetto
sul traghetto

La canzone originale si intitola “Quizás, quizás, quizás” che letteralmente vorrebbe dire “Forse, forse, forse”; la versione nella nostra lingua, invece, si intitola “Chissà, chissà, chissà”. Una licenza poetica sia per via di una maggiore assonanza fra le due lingue sia per motivi musicali, dal momento che cantare “Forse, forse, forse” non avrebbe avuto la stessa musicalità.

Ma poco importa, in questo contesto, mi sta bene così.

Tutto nasce da un incontro e da una conseguente sbirciata in un profilo Instagram.

L’incontro è con Jessica, 26 anni di Como, e Federico, 32 anni di Varese, mentre il commento l’ho letto sotto una foto del loro profilo instagram, e mi ha colpito perché dietro la sua apparente banalità si nasconde un qualcosa che è in realtà tutt’altro che banale, direi anzi che abbia qualcosa di profondo:

Chissà”: una parola che uso ogni giorno da ormai tre mesi.
È diventata la mia preferita.
Sa di incertezza, inconsapevolezza. Ma per me, sa proprio di VITA.

a Maya Bay
a Maya Bay

Ho incontrato Jessica e Federico qui a Krabi, alcuni giorni or sono, tramite Marco collega, ma sopratutto amico, responsabile del sito Thailandream, durante una delle prime tappe del loro viaggio “disordinato” intorno al mondo, una scelta fatta per rendere la loro vita degna di essere vissuta secondo le loro aspettative.

Allora quel Chissà”, si spoglia di tutta la sua banalità per muoversi verso la splendida incertezza di un futuro in movimento nel quale non ci sarà più spazio per quella quotidianità grigia alla quale troppo spesso, pur non volendo, ci rassegniamo. Un chissà che è un semplice commento ad un autoscatto che vede due ragazzi seduti uno a fianco all’altro su un traghetto che li avrebbe portati a Phuket, con lo sguardo sognante di chi ha iniziato un’avventura meravigliosa, un percorso non solo di viaggio ma di crescita, insieme.

Prendo ancora in prestito le loro parole:

Ci guardo da fuori, proprio da quel mare su cui stiamo navigando.
Vedo la barca, e al suo interno due ragazzi che, un tempo non troppo lontano, sono stati bambini. Il loro sogno era quello di vedere il mondo, conoscerne l’essenza.
Scoprire chi lo vive e in che modo.”

Hanoi, sulla ferrovia
Hanoi, sulla ferrovia

Ma andiamo per ordine: tutto cominciò con l’accensione di un mutuo di venticinque anni sull’acquisto di una casa che, quasi subito, invece di apparire come un segnale di sicurezza e di stabilità, si materializza agli occhi di Jessica come una condanna, una prigione dove, con Federico, avrebbero dovuto passare come minimo un quarto di secolo. Jessica vuole cambiare, ne sente impellente il bisogno, vuole immaginare un futuro diverso, degno dell’entusiasmo della loro gioventù. Federico, benché non lo voglia ammettere, forse è un poco più titubante, ma alla fine gli basta leggere la tristezza negli occhi di Jessica, per convincersi.

Siempre que te pregunto qué cuándo, cómo y dónde
Tu siempre me respondes Quizás, quizás, quizás
(Ogni volta che ti chiedo quando, come e dove
Tu mi rispondi sempre Chissà, chissà, chissà)

Jessica sente sempre più pressante il suo bisogno di un cambiamento radicale, anche Federico comincia a sentire la necessità di dare una svolta alla loro vita, fatta si di un buon lavoro, di comodità, di macchine, di tante cose che lui stesso oggi definisce il frutto del bisogno di mostrare qualcosa a gli altri ma…

…ma, alla fine a lui cosa ha dimostrato? Cosa gli è restato di tutta questa ostentazione?

Estas perdiendo el tiempo Pensando, pensando
Por lo que tú más quieras Hasta cuándo, hasta cuándo
(Stai sprecando il tuo tempo Pensando, pensando
a quello che più desideri. Fino a quando, fino a quando)

No. Non c’è più tempo da perdere. È tempo delle decisioni, dopo appena due anni che hanno acquistato la casa, la rivendono. Nessun progetto ben definito. Si parte con prima tappa verso una Thailandia che hanno visitato in precedenza già altre volte e che per loro ha un po’ il sapore di una seconda casa, ed è da lì che il loro viaggio verso il sogno decollerà definitivamente.

Di fronte ad una cena italiana
Di fronte ad una cena italiana

Ci siamo incontrati a casa mia, insieme a Marco, anche se questo l’ho già detto. Ci siamo apprezzati e, di fronte ad una cena italiana, abbiamo condiviso sogni ed esperienze presente e futuro. Ho rivisto in loro quel me giovane che trent’anni fa era partito alla ricerca di emozioni, di mondi da scoprire, perché si, nel 21esimo secolo ci sono ancora mondi da scoprire, ho ripensato alle meraviglie che i miei occhi hanno visto ed ora, rivedo in questi due ragazzi lo stesso brillare nelle pupille, la stessa voglia di vedere, di conoscere, di dimostrare, in primo luogo a loro stessi che la vita potrebbe anche essere un lavoro sicuro, una casa con il suo mutuo da pagare, l’ostentazione di macchine e gioielli. Non è mica vietato.

Ma la vita è anche, per chi dovesse sentirne il bisogno, il diversificarsi dai desideri degli altri, l’elevarsi verso nuovi orizzonti di crescita e di scoperta. Perché il mondo è grande e degno di essere scoperto.

Y así pasan los días, y yo desesperando
Y tú, tu contestando Quizás, quizás, quizás
(E così passano i giorni E io disperavo
E tu, tu che rispondi Chissà, chissà, chissà)

Ma ora il senso del “chissà” è diverso, dalla canzone di Osvaldo Farrés. Si avvicina di gran lunga a la canzone di Lucio Dalla: “Chissà, chissà domani…

Sempre un’incertezza, ma questa volta ricca di positività.

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